domenica 15 febbraio 2015

NAUFRAGHI I misteri di Emme di Marcello DEVENUTI

"NAUFRAGHI I misteri di Emme" di Marcello DEVENUTI (Casa Editrice Kimerik www.kimerik.it) "è un testo borderline dove la finzione e i continui scambi di ruoli veri o presunti catturano la curiosità del lettore.
Emme potrebbe essere un personaggio qualunque, un banale uomo dei nostri tempi che con la sua barchetta decide di tagliare i ponti con la propria realtà. Ma così non è, perché riesce ad affrancarsi dal suo Autore e dalla mediocrità per assurgere a una identità quasi fisica.
Sta proprio in ciò l’originalità di questo libro, ovvero nella continua dicotomia tra Emme e il suo creatore, in un gioco funambolico esasperato ed esasperante.

Tutti i personaggi sono alla continua ricerca di ciò che hanno perso o credevano di possedere. Esili, dannatamente rabbiosi sino a uno sfinimento romantico, si perdono in una visione liquida dell’esistenza. La realtà viene confusa con il sogno e anche quella più crudele e dolorosa sarà scacciata, non accettata perché troppo vera e responsabile.
Emme e il suo creatore prendono le distanze dall’amore anche se avrebbero voluto: …"Per essere seppure un solo istante al tuo cuore legato?" (Ivan Turgenev)."
Dalla prefazione di Natascia Prinzivalli


Marcello Devenuti ha cominciato a scrivere da giovane in modo alterno e con numerose pause. Si è dedicato alla musica da ragazzo, ha scritto testi per cantautori. Ha fatto fotografia, da indipendente, per circa 30 anni, vincendo innumerevoli premi e facendo mostre. Si è dedicato alla produzione di videoclip.
Dal 2000 ha ripreso a scrivere con assiduità. Ha pubblicato il libro di fotografie e poesie "La quinta stagione", vendendo circa 2000 copie.
Ha partecipato a pubblicazioni collettive. Ha fatto teatro sia come scenografo visivo che come regista, soprattutto con multi-visioni, collaborando con artisti di fama e usando spesso propri testi.

"Mi svegliai di soprassalto, aggrappato al timone. Il mare era in burrasca ed il vento trascinava ogni cosa. La ELIS si era incagliata tra gli scogli di un isolotto. Guardai nella stiva: la chiglia era sfondata ed imbarcava acqua. Gettai un canotto fuori bordo e cominciai a raccogliere tutte le provviste e quanto di utile potesse servirmi. Saltai sul canotto, quindi tirai le sacche a bordo e remai verso la terraferma.
La ELIS cominciò a piegarsi sul fianco e lentamente sparì tra le onde. Arrivai sulla riva stremato e fradicio. Cercai un riparo tra gli alberi. Dopo alcune ricerche scoprii una sorta di anfratto, quasi una grotta tra le rocce, lontano dalla riva, più in alto.
Sistemai le mie cose nel rifugio e ricapitolai la situazione. Avevo abbastanza provviste, perché molte casse erano arrivate sulla spiaggia.
Recuperai anche il materiale da pesca ed il lanciarazzi. Il satellitare non funzionava. Avevo un'autonomia di alcune settimane. Mi rifiutai di pensare al poi.

All'improvviso il senso di solitudine si appropriò di me. Fui preso dal panico e dalla disperazione. Avevo voluto la solitudine. L'avevo vissuta a lungo fingendo di amarla.
L'avevo perseguita sempre e sempre e, una volta raggiunta, mi aveva gettato nella disperazione. Quest'ultimo viaggio con la ELIS era solo l'ultima fuga. Ora si trattava di un sentimento diverso, devastante.
Sentivo che non avrei mai più recuperato un equilibrio in quel bilanciarsi tra solitudine, vissuta sapendo che c’è un esterno accessibile, e la solitudine che si avvolge in se stessa, penetrando in profondità, sino alle più intime pulsioni.

Non accettavo quella situazione né vedevo alternative. Non riuscivo a rassegnarmi alle perdite. Ora mi rimaneva l'indispensabile per rassegnarmi: scorte e vita.
"Sono un naufrago", mi dissi, scoprendo che quest'ultimo approdo era l'inevitabile conseguenza di infiniti naufragi, succedutisi nei lunghi anni della mia vita. Infinite sconfitte alle quali mi ero sottratto con menzogne e finzioni.
Ora, in un lampo di lucidità, scoprivo amaramente che quello era stato il mio percorso e che questa era la meta." Marcello Devenuti, dal libro "Naufraghi - I misteri di Emme"


Un caro saluto.
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