lunedì 5 ottobre 2015

L'ARTE DI FAR DOMANDE di Edgar H. SCHEIN Quando ascoltare è meglio che parlare

"L'ARTE DI FAR DOMANDE Quando ascoltare è meglio che parlare" di Edgar H. SCHEIN (Guerini Next editore www.guerininext.it) spiega che fare domande (e soprattutto saper fare quelle giuste) è il fulcro essenziale di una buona comunicazione.
Comunicare non vuol dire semplicemente parlare e trasmettere informazioni. Spesso ci si concentra troppo sull'assertività dimenticando l'ascolto e ancor più la capacità di fare domande. E anche nel caso in cui si pongano domande ciò avviene con la presunzione di conoscere già le risposte.
Secondo Schein al contrario bisognerebbe parlare meno e imparare a fare le domande giuste. Questo atteggiamento, che presuppone una buona disposizione all'ascolto, vale per tutti ma soprattutto per i leader delle organizzazioni.

Un buon leader non dovrebbe solo saper orientare, dare direttive ed esprimere valori; dovrebbe anche capire quando è il momento di domandare e di mettersi in ascolto "con umiltà".
Porre domande e fermarsi ad ascoltare genera un clima di reciproca fiducia e facilita la comunicazione dal basso verso l'alto, indispensabile nelle organizzazioni.
"In un mondo sempre più complesso, connesso e culturalmente diversificato non possiamo pensare di comprendere persone di cultura professionale, aziendale e personale diversa.
Se non sappiamo fare domande e costruire relazioni fondate sul rispetto reciproco e sulla consapevolezza che l'altro possa essere a conoscenza di cose che potremmo aver bisogno di sapere, non possiamo interagire." Edgar H. Schein

Edgar H. Schein è uno dei massimi esperti mondiali di psicologia sociale e delle organizzazioni. E' autore fra l'altro di Culture di Impresa. Come affrontare con successo le transizioni e i cambiamenti organizzativi, Le forme dell'aiuto. Come costruire e sostenere relazioni efficaci, Cultura d'azienda e leadership. Una prospettiva dinamica.

Il capitolo 1 del libro è dedicato a spiegare che cosa si intende per "umile ricerca di informazioni" e distingue 3 tipi di umiltà: 1) quella che si prova di fronte a un anziano o a un dignitario (un dignitario è una persona titolare di una dignità, nel senso di elevato ufficio, in pratica colui che avvantaggia l'inferiore con saggezza)
2) quella che nasce dall'ammirazione per una persona di successo; 3) l'umiltà qui-e-ora, che nutriamo nel momento in cui dipendiamo da qualcuno per svolgere una determinata attività.
Il capitolo 2 propone una serie di casi ed esempi e il capitolo 3 tratta del modo in cui l'umile ricerca di informazioni si differenzia da altre forme di interrogazione e di indagine.
Il capitolo 4 è dedicato a illustrare i motivi per cui domandare con umiltà è così difficile in una cultura orientata ai compiti da svolgere come la nostra ("cultura del fare e del dire") sostenendo che non solo privilegiamo il dire rispetto al domandare ma diamo la precedenza al fare rispetto al rapportarsi.
Il capitolo 5 mostra come la difficoltà di ricorrere all'umile ricerca di informazioni sia direttamente proporzionale al livello gerarchico ma, nello stesso tempo, sia fondamentale per un leader sapersi porre, all'occorrenza, con umiltà.
Il capitolo 7 offre alcuni suggerimenti per migliorare la propria capacità e aumentare l'arte di domandare con umiltà.

LA CULTURA DEL FARE E DEL DIRE

"Tutte le culture prevedono regole in materia di status e di rispetto, regole fondate su assunti profondi riguardo a che cosa e a chi si debba riconoscere uno status.
Nella nostra società occidentale purtroppo tendiamo più a rispettare solo chi ha raggiunto importanti traguardi, tendiamo a nutrire "umiltà facoltativa" verso chi ha successo ma l'umiltà qui-e-ora, fondata sulla consapevolezza di dipendere da qualcuno, è merce rara.
Viviamo ancora in quella che Stephen Potter ebbe efficacemente a definire cultura della "gamesmanship" (la capacità di vincere al limite delle regole del gioco) e della "one-upmanship" (la tendenza a prevalere).
Due concetti che Potter espone in forma ironica e con humour tipicamente britannico, ma che caratterizzano in modo profondo le relazioni nel mondo occidentale, dove la smania di competizione si estende persino alla conversazione.
Il vero "gamesman" o "lifeman", secondo Potter, è colui che sa "vincere senza barare fino in fondo" ed è maestro "nell'arte di cavarsela senza dare troppo nell'occhio".

SVILUPPARE L'ATTITUDINE A DOMANDARE CON UMILTA'

La capacità di domandare in generale e l'arte di domandare con umiltà in particolare sono destinate a diventare necessarie in tre ambiti principali: 1) nella vita privata 2) nelle organizzazioni 3) nei ruoli manageriali e di leadership.
Per sviluppare le attitudini bisogna: riflettere di più e tirare fuori il proprio "artista interiore"; diventare più consapevoli; riflettere sul proprio comportamento al termine di un evento; imparare a cogliere le esigenze di coordinamento nel proprio ambito di lavoro; in qualità di leader costruire relazioni con i membri del proprio team; creare "isole culturali".

A tutti capita di trovarci in situazioni che richiedono innovazioni e disponibilità a rischiare. La sfida ultima consiste nel rendersi conto che in tali circostanze non bisogna soccombere al dire bensì assumere il controllo della situazione attraverso l'umile ricerca di informazioni.
Idee e concetti nascono dall'esperienza e per questo non posso che essere grato anche ai numerosi amici, clienti e sconosciuti che mi hanno mostrato sia il lato buono del domandare con umiltà, sia quello cattivo del dire al momento sbagliato o perlomeno in un momento in cui non ero disposto ad ascoltare.
Consiglio di apprezzare sia il buono che il cattivo perchè entrambi servono a migliorare se stessi ma soprattutto per creare relazioni concrete ed efficaci." Edgar H. Schein



Un caro saluto. Raffaele Ciruolo


Condividi su Facebook, Twitter o Google Buzz:
Condividi su Facebook Condividi su Twitter Pubblica su Google Buzz

0 commenti:

Posta un commento

Articoli correlati